Sono ormai settimane dove non si sente nulla d’altro se non il coronavirus. Ily abitando in provincia di Lodi è stata la prima di noi due ad affrontare la situazione. Spaventa e agita questa sconosciuta malattia, nonostante dicano sia, solo una forma leggermente più grave, di influenza. Vero anche che, di influenza muoiono tante persone in un anno, ma i numeri del coronavirus spaventano. Non è tanto il tasso di mortalità a spaventare, ma la velocità di contagio. Vivere a Milano ci si sente in una bolla, è da un mese a questa parte che la città è paralizzata.
Conosciamo persone che lavorano da casa, anche noi due ci siamo attrezzate a lavorare in home office.
Il problema grosso è che vivere Milano ai tempi del coronavirus diventa difficile. I bar, così come ristoranti e alberghi stanno chiudendo di loro spontanea volontà ancor prima dell’arrivo dell’ultima ordinanza da parte del ministero.
Noi, SprintSisters, non riusciamo a stare ferme, non ci piace questa situazione e crediamo nemmeno a tante di voi. Non ci piace a dire il vero l’allarmismo iniziale che si è creato, quello che ha fatto svuotare un’intera città nel giro di una settimana. Avevamo voglia di mangiare il sushi in una pausa pranzo a Milano. Corso Buenos Aires e le vicinanze sono piene di ristoranti giapponesi, per riuscire a trovarne uno aperto abbiamo fatto 15/20 telefonate. Non sembra pazzesco anche a voi?
Con questo non vogliamo certamente dire che il decreto e le ordinanze non siano corrette, anzi, forse misure simili andavano prese fin da subito per registrare poi un calo dei contagi. Tutto questo però ha del surreale. Non è pensabile vivere in una bolla, lavorare da casa per alcuni è impossibile e non tutto si può fermare, ad esempio nostro fratello, pur prendendo tutte le precauzioni del caso si reca tutti i giorni al posto di lavoro. Le metro, i treni, gli aerei presto saranno fermi,ora i controlli sono già molto rigidi. Ora che tutta la Lombardia (come altre zone d’Italia) è zona rossa cosa succede? Tutti possono girare ovunque? Speriamo solo non sia controproducente. Tu cosa ne pensi? Come sarebbe meglio vivere questa situazione?
Vivere Milano ai tempi del coronavirus
La situazione pur non essendo facile va affrontata. Noi cerchiamo nel nostro piccolo di fare la stessa vita di prima, con giustamente qualche limitazione. Da milanesi ci è difficile non fermarci ogni tanto dopo il lavoro per un aperitivo, ma se così dicono sia meglio, noi lo facciamo. Ora che lavoriamo da casa, se proprio ne abbiamo voglia l’aperitivo lo facciamo in virtual. E’ anche questa una possibilità di fare vita sociale senza però vedersi, abbracciarsi e baciarsi.
Non sempre riusciamo ad essere corrette al 100%, se è per questo andiamo ancora nei supermercati a fare la spesa. Certamente cerchiamo di andare in orari non di punta, ma le persone del tutto non si possono evitare. Abbiamo anche fatto l’ordine online per i generi alimentari di prima necessità, ma i tempi di consegna sono davvero molto lunghi.
Si da spesso dei caproni a chi fa la fila fuori dal supermercato, ma in tempi di restrizione totale, nonostante le attività che vendono alimentari non siano chiuse, serve avere in casa un po’ di scorta. Non per la paura possano finire i generi alimentari, ma proprio per non dover uscire di casa, in questo modo si alimenta sempre meno questo virus.
Il coronavirus dicono si possa rallentare e forse anche combattere seguendo semplici regole, che ancor prima contro il virus dovrebbero essere di educazione e civiltà. Milano non si ferma e nessuna città si deve fermare per il coronavirus, ma in questo periodo bisogna vivere più consapevolmente per il nostro bene e quello dei nostri cari. Stare a casa non vuol dire non vivere, non vuol dire che le città si sono fermate, è un po’ come prendere una piccola pausa da qualcosa che non riusciamo ad affrontare diversamente. Non appena tutto questo sarà passato possiamo vivere la nostra vita più intensamente e sicuramente più coscientemente.